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Scrittura e Immagine Chieti Film Festival: domani Matteo Garrone ('Reality') e Silvio Soldini ('Il Comandante e la Cicogna')

'Un sapore di ruggine e ossa' tra le altre proposte

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Chieti - Domani, 27 novembre ricco programma al Supercinema di Chieti con il 22° Scrittura e Immagine Chieti Film Festival.

 

Alle ore 16,00  sarà presentato "L'intervallo" di Leonardo Di Costanzo: il film inizia con una considerazione zoologica sulle diverse ragioni che spingono a cantare tipologie differenti di uccelli caratterizzati da un canto molto simile: "...così un canto di sfida può essere confuso con un canto d'amore". Ed è per ragioni d'amore che forse sono spinte da una volontà di sfida, che Veronica si trova prigioniera in un ospedale abbandonato di Napoli simile ad un castello diroccato, guardata a vista da un altro recluso, obbligato con la forza a farle da carceriere per un giorno. I due ragazzi, impossibilitati ad uscire da quel luogo senza senso, vivranno una giornata di vacanza dalla quotidianità che li schiaccia. Scritto appositamente per il cinema, senza basarsi su nessun testo di partenza, girato in fretta e modellato nei dialoghi e nelle inflessioni sulla lingua parlata realmente grazie al contributo e alle piccole improvvisazioni dei due attori protagonisti (scovati e allenati da mesi di "preparazione"), il film di Leonardo Di Costanzo ha il sapore dei prodotti grezzi ed autentici e la complessità visiva del più grande direttore della fotografia che operi in Italia: Luca Bigazzi.

 

Alle ore 17,45 sarà proiettato l'ultimo film di Jacques Audiard "Un sapore di ruggine e ossa" con Marion Cotillard: nel nord della Francia, Ali si ritrova improvvisamente sulle spalle Sam, il figlio di cinque anni che conosce appena. Senza un tetto né un soldo, i due trovano accoglienza a sud, ad Antibes, in casa della sorella di Alì. Tutto sembra andare subito meglio. Il giovane padre trova un lavoro come buttafuori in una discoteca e, una sera, conosce Stephane, bella e sicura, animatrice di uno spettacolo di orche marine. Una tragedia, però, rovescia presto la loro condizione.
A partire da alcuni racconti del canadese Craig Davidson, Audiard e Thomas Bidegain, già coppia creativa nel Profeta traggono un racconto cinematografico a tinte forti, temperate però da una scrittura delle scene tutta in levare. La trama e la regia sono estremamente coerenti nel seguire uno stesso rischiosissimo movimento, che spinge il film verso il melodramma e non solo verso la singola tragica virata del destino ma verso la concatenazione di disgrazie, salvo poi rientrare appena in tempo, addolcire l'impatto della storia con "la ruggine" di un personaggio maschile straordinario, per giunta trovando un appiglio narrativo che tutto giustifica e tutto rilancia.

 

Alle ore 20,00 è la volta del film di Matteo Garrone, "Reality": Luciano Ciotola vive a Napoli in un palazzo fatiscente con la moglie e i figli avendo come coinquilini numerosi parenti. Gestisce una pescheria mentre con la moglie ha attivato un traffico illegale di prodotti casalinghi automatizzati. Luciano ha una vocazione per l'esibizione spettacolare così il giorno in cui i familiari lo sollecitano a partecipare a un casting de ¨"Il Grande Fratello" non si sottrae. Entra così in una spirale di attese che trasformerà la sua vita. Matteo Garrone ha dichiarato: "Dopo Gomorra volevo fare un film diverso, volevo cambiare registro così ho deciso di tentare la via della commedia". Sul piano formale ha sicuramente affermato il vero ma su quello del contenuto profondo non è così. Reality è, anche se potrebbe sembrare impossibile, un film ancora più tragico di Gomorra. Perché se la camorra è un fenomeno delinquenziale nei confronti del quale si sono prodotti, in vasti strati della popolazione, i necessari anticorpi, non altrettanto è avvenuto nei confronti dei reality in genere. Siamo di fronte a una distorsione della percezione del reale che ha metastatizzato una vasta fascia della cosiddetta 'audience'. Non importa se in questa fase trasmissioni come quella oggetto del film o altre simili stanno subendo sensibili cali di ascolto. Ciò che conta è che il seme è stato deposto e le sue radici sono ben salde.

 

Infine alle ore 22,00 "Il comandante e la cicogna" di Silvio Soldini: Leo Buonvento è padre premuroso di due adolescenti e vedovo di una consorte in bikini con cui si intrattiene in dialoghi immaginari. Idraulico efficiente, come le caldaie dei suoi clienti la sua vita fa acqua (fredda) da tutte le parti. Diana è una giovane donna insicura col talento dell'arte e la mancanza di 'talenti'. Incalzata da un singolare padrone di casa, cerca i soldi per l'affitto, un committente illuminato e le parole per dire i suoi diritti. Amanzio, sensibilizzatore urbano col vizio dell'esproprio proletario e della merce scaduta, ha lasciato dieci anni prima il lavoro e adesso vive di espedienti, aforismi e affitto, quello sofferto da Diana. Elia, figlio di Leo, è un adolescente introverso, perso dietro domande esistenziali e una cicogna capricciosa in volo su Torino. E a Torino si incroceranno vite e affanni dei protagonisti, commentati dall'alto dal rammarico di Garibaldi, dalla riprovazione di Leonardo, dalle note di Verdi e dalle rime di Leopardi. Se l'Italia di Marco Bellocchio è profondamente 'addormentata' e in attesa di un risveglio, quella di Silvio Soldini è liricamente 'perduta' come nel libretto di Solera e nella musica di Verdi, che accompagnano il peregrinare fiaccato di cittadini tristemente incantati su se stessi.

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