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Il bagaglio emotivo e l’inconscio familiare

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Quante volte ci è capitato di reagire in modo inaspettato e violento ad una frase pronunciata o ad un gesto compiuto da una persona vicina? Avremmo voluto rispondere con più pacatezza. E anche se pensiamo che quella reazione sia stata involontaria e istintiva, dobbiamo sapere che non si tratta esattamente di istinto. Il nostro modo di comportarci, soprattutto alle azioni impreviste, è la conseguenza del nostro bagaglio emotivo, che portiamo con noi dal primo giorno di vita.

Cos’è il bagaglio emotivo?

woman covering her face with blanketIl bagaglio emotivo non è altro che la somma di tutte le emozioni che ci hanno attraversato nella nostra vita. Pur comprendendo anche quelle positive, spesso con questo termine si fa riferimento ai traumi e alle emozioni negative che hanno segnato la nostra memoria. Come se fosse un peso che dobbiamo portarci sulle spalle, con fatica, negli anni. La nostra reazione aggressiva e inaspettata, quindi, non è altro che la conseguenza di un bagaglio emotivo colmo di problemi non risolti.

Il bagaglio emotivo non fa riferimento solamente al proprio vissuto, ma anche a quello dei propri predecessori. Si tratta, in pratica, di una eredità familiare, che si trasmette di generazione in generazione ed emerge soprattutto in situazioni particolarmente stressanti.

Facciamo un esempio. Se, quando piangevamo da piccoli, i nostri genitori si alteravano, possiamo aver dedotto che quella fosse una situazione da etichettare come negativa, di emergenza. Il risultato? Probabilmente ci comporteremo nello stesso modo in veste di genitori con i nostri figli.

Bisogna specificare che il bagaglio emotivo non ha come effetto solamente reazioni aggressive. Può capitare anche che provochi reazioni di fuga, di paura, legate a situazioni di claustrofobia. Quando tali reazioni sono particolarmente forti e presenti tra più familiari, diventano parte caratteriale di un’intera stirpe. Non è forse vero che attribuiamo gli stessi tratti a diversi membri della stessa famiglia?

L’eredità generazionale

woman in brown top reading paperOltre ai comportamenti vissuti e trasmessi in compresenza di padre e figlio, ci sono anche altri tipi di reazione che appartengono ad un solo componente e vengono trasmessi indirettamente ad un’altra persona. Vengono solamente percepiti dal discendente, che avverte la presenza di qualcosa che non riesce a definire e di cui sente il peso psicologico anche su di sé.

Facciamo un altro esempio. Se nostra nonna ha subito degli abusi sessuali, sicuramente ne porterà i traumi per tutta la vita. Trasmetterà le relative sensazioni di paura e di rabbia anche ai discendenti, pur non parlandone apertamente. Il figlio o nipote, quindi, potrà nutrire, in modo inconscio, una diffidenza verso l’altro sesso, che in realtà è conseguenza indiretta del vissuto della nonna.

L’inconscio familiare ci condiziona tutta la vita

Da qui l’elaborazione dell’inconscio familiare. Esso riguarda tutte quelle esperienze vissute dai propri familiari ma non esplicitate, in quanto tabù. Il trauma della persona che l’ha vissuto tende a presentarsi nel corpo del suo discendente e rimane tale finché non viene riconosciuto e risolto.

Come comportarsi con l’eredità familiare

a woman holds her hands over her faceLa reazione istintiva di molte persone che vivono situazioni spiacevoli e traumatiche è cercare di dimenticare. Pensare a ciò che è successo può essere troppo doloroso per ricordarlo, parlarne, condividerlo. In altri casi, può anche risultare troppo imbarazzante. Non parlarne però non porta mai a dimenticare. Al contrario, il ricordo viene represso e non risolto e, come detto, continuerà a ripresentarsi finché non verrà metabolizzato.

Da qui l’importanza del ruolo dello psicologo e dello psichiatra. Grazie al dialogo con queste figure professionali è possibile collegare dei problemi fisici, apparentemente inspiegabili, alle verità celate del passato. Anche il rapporto con i propri cari può diventare uno strumento per auto-analizzarsi. Le reazioni più inaspettate possono essere prese come campanelli d’allarme e sfruttate per migliorare se stessi. Rimettersi in discussione, affrontare i propri fantasmi, esternalizzare ciò che si prova: si tratta di comportamenti maturi, che dimostrano sia il proprio impegno a migliorarsi sia la propria volontà di ascoltare chi ci sta di fronte, dando una svolta positiva al rapporto. Si diventa automaticamente una persona da prendere come esempio, meritevole di una relazione di fiducia, sana e trasparente.

L’inconscio familiare non è l’inconscio collettivo

L’inconscio familiare non deve essere confuso con quello collettivo. Mentre il primo fa riferimento alle esperienze circoscritte ai membri della propria famiglia, il secondo riguarda l’umanità nella sua complessità. Quando nasciamo, abbiamo una sorta di memoria base ereditata geneticamente. Questa non dipende dalla nostra famiglia, ma dalle generazioni di uomini che hanno vissuto prima di noi e che hanno fatto sì che la memoria umana immagazzinasse automaticamente dati, paure, pulsioni comuni. Tutti, infatti, conosciamo bene l’amore, l’ira, la rabbia e molti di noi sono accomunati dalla stessa paura del buio. Non tanto perché un test genetico del DNA ci abbia resi tutti parenti, quanto perché è una paura istintiva legata al fatto di non poterci difendere.

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