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Paolo Tocco affronta il dramma degli sbarchi clandestini sulle nostre coste

Nel nuovo singolo del cantautore teatino, “Arrivando alla riva”, una brutta storia del nostro tempo

Redazione
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“Fermo ad allacciare le scarpe nuove da cerimonia, eleganti per gli sfarzi di una festa comandata come da abitudini e da calendari. Sulla mia testa la televisione mandava l’ennesimo servizio sulla tragedia che si consumava sulle nostre coste. Gli sbarchi, i cadaveri, le onde…a riva arrivavano pezzi di storia. Dalle mie scarpe nuove non si vede mica la morte! Dalle mie scarpe nuove sembra sempre tutto più facile. E mentre io avevo il problema di che camicia abbinare alle mie bellissime scarpe nuove, quelle persone avevano il problema di arrivare vivi alla riva. Ho scritto di getto e mi sono accorto di aver restituito poca speranza alle mie parole. Piuttosto ho trovato opportuno giudicare l’uomo che sono e che sto diventando”. Parole del cantautore teatino Paolo Tocco.

Nasce da queste premesse l’istinto di scrivere un brano intimo e nascosto come “Arrivando alla riva” il nuovo singoloche anticipa il nuovo disco di Tocco in uscita a Novembre 2017 per IRMA Records. La metafora gioca a contrapporre in modo crudo e diretto il benessere che ci ha reso schiavi e abitudinari alla tragedia a cui ormai sembriamo assuefatti. Sembriamo…

Un taglio classico in cui riversare ascolti e radici di grandi nomi come De Gregori, Testa, Fossati e quel piglio strumentale di poco conto, povero di organze e profondamente verace.

Il suono è stato catturato e confezionato da Giacomo Pasquali in un’esecuzione dal vivo presso gli studi TouchClay di Popoli (Pe). Non è stato introdotto alcun editing ne alcun accorgimento per patinare il risultato finale. A differenza delle precedenti pubblicazioni, gran parte del nuovo disco avrà questa filosofia: esecuzioni all’impronta, improvvisazioni nella scrittura degli arrangiamenti, istinto come naturale espressione di quel preciso momento.

Nel video realizzato in collaborazione con Alberto Di Muzio si è voluto sottolineare questa melodia, armonica e cadenzata, proprio con le onde di un mare alla riva. Lo sbarco dei profughi, la vita e la speranza inghiottite a largo sono rappresentate e restituite a chi vive “da questa parte del mare” (cit.) dagli oggetti che arrivano… poveri e malridotti, casuali, unici superstiti a cui si affida il compito di raccontarne la storia.

Un unico piano sequenza che immortala il perpetuo moto delle onde e dei simboli. Alcuni degli oggetti che appaiono nel video sono realmente presi da una ammasso di rifiuti trovati quel giorno alla riva. Di tutte le clip girate è stata scelta questa in cui, sempre per caso, risulta drammaticamente efficace la simbologia di una bambola arenata sulla battigia e il gommone reso a brandelli che chiude il brano e restituisce il senso a tutte le sue parole.

Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=9qnI5upbC2k&feature=youtu.be

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