"Sento un po' il clima che montò negli ultimi giorni quattro anni fa, quando io vinsi ma tutti ci davano sconfitti perché, anche il sabato precedente la domenica, in molti sondaggi eravamo dietro. Vedo un entusiasmo che si registra e si sente, d'altra parte una delle cose più significative in campagna elettorale è la convinzione che trovi nelle persone che ti devono convincere, e qui si vede convinzione adesso. E ho visto in alcuni atteggiamenti di esponenti del centro destra, forse lo stesso presidente, molto nervosismo, cosa che di solito è una spia di preoccupazione". Lo ha detto all'Ansa il presidente del Partito Democratico, Stefano Bonaccini, che ieri pomeriggio a Chieti ha incontrato in un bar del centro alcuni candidati, oltre a esponenti locali del Pd, impegnati per le elezioni regionali del prossimo 10 marzo in Abruzzo.
"Questa è un po' la cassaforte di Fratelli d'Italia perché qui c'è stata cinque anni fa la prima elezione di un presidente di Regione di Fratelli d'Italia, l'anno dopo arrivò Acquaroli nelle Marche, qui è stata candidata ed eletta in un collegio la stessa presidente Meloni, c'è una base di centrodestra storicamente forte, loro fino a qualche mese fa erano abbastanza sicuri di vincere di 15-20 punti, e vederli e sentirli così nervosi - ha detto ancora Bonaccini - ma soprattutto, e lo dico da presidente di Regione che si è candidato due volte, non è molto gradevole da un punto di vista istituzionale vedere ministri che vengono gli ultimi giorni di campagna elettorale a promettere mirabolanti progetti e finanziamenti. Non solo non è gradevole perché è poco istituzionale, ma è segno di preoccupazione e paura perché, se hai fatto bene, non hai bisogno di avere sfilate".
Per Bonaccini, "il punto è che in Sardegna è bastata quella vittoria di misura a generare che, dopo poche ore, hanno deciso che Tesei in Umbria, Bardi in Basilicata e Cirio in Piemonte fossero ricandidati. Cirio era scontato, ma Bardi e Tesei, per le divaricazioni e le legittime dinamiche che sono in tutte le coalizioni di centrodestra, non erano scontate. E il fatto che Meloni abbia rinunciato a un altro candidato di Fratelli d'Italia, perché in quelle tre regioni due saranno di Forza Italia e una della Lega, dà l'idea che ha pesato quel risultato della Sardegna. La politica italiana è fatta così: basta anche un voto in una regione importante, ma non delle più grandi, per magari spostare qualche equilibrio. La vittoria in Sardegna certamente è contata, se non altro che ce la si può fare perché in Sardegna, a differenza di qua, comunque c'era un centrosinistra diviso, mentre qui il centrosinistra per fortuna è unito. Per cui sono convinto - ha concluso Bonaccini - che davvero ce la si giochi".
Insomma, ha concluso Bonaccini, "registro un clima nel quale si può vincere. Io venni qui a fare la campagna elettorale nel 2014, si vinse, è vero che c'era la destra in condizioni abbastanza problematiche per usare un eufemismo, c'erano i 5 stelle in grande ascesa, però si percepiva che vincevamo. Le foto che vedo non so se le vidi anche allora. Decisive saranno le ultime ore, chi torna a votare che non è stato, o chi viene convinto se è un po' deluso. Il centrosinistra storicamente vive più della destra questo dilemma del rimuginare, interrogarsi, autoflagellarsi: ecco, qui invece si respirano sorrisi, convinzione, entusiasmo, voglia di superare, scavalcare: è il miglior clima possibile, questo, per provare a farcela". Successivamente Bonaccini ha incontrato i cittadini davanti alla sede del Pd di San Giovanni Teatino, per poi spostarsi infine a Pescara dove si è unito alla segretaria Pd Elly Schlein e al candidato D'Amico.