Dola J. Chaplin torna domani sera a suonare al Fictio Club di Chieti.
Questa volta sarà accompagnato dalla slide guitar e dai cori di Sante Rutigliano.
Un lungo percorso di ricerca ed evoluzione ha portato il singersongwriter italo americano a sviluppare nuovi suoni ed una nuova personalità.
Dola J Chaplin è reduce da un esordio discografico acclamato dalla critica dal titolo "To the Tremendous Road": prodotto da Paolo Tocco per la Protosound Polyproject e VOLUME! Records, edito da Protosound e Cramps e distribuito dalla EDEL, il disco ha ottenuto unanimi consensi, ricevendo numerose pubblicazioni ed ottime recensioni.
Con il relativo tour promozionale Dola J. Chaplin ha portato la sua musica in tante radio italiane, palchi prestigiosi e numerosi locali della nostra nazione.
Lo incontriamo per una piacevole chiacchierata.
- DOLA J. CHAPLIN torna in Abruzzo. Un disco che fino ad ora ti ha portato molta fortuna e notorietà per essere un esordiente del mondo discografico. La "TREMENDOUS ROAD" dove punta?
“Punta tutto sul nero e speriamo che la ruota giri bene. Non so dove andrà a finire, vedremo, sicuramente si sta lavorando per un disco nuovo. Addirittura fortuna e notorietà, pensa... e io dov'ero mentre accadeva?”
- Partito con una chitarra, immagino, per poi passare per un disco dove troviamo anche un contrabbasso e una band al completo, oggi in duo con Sante Rutigliano. Domani?
“Domani in band con Sante Rutigliano, Matteo Scannicchio, Milo Scaglioni e Simone Prudenzano”.
- Quanto un disco intrappola il cuore di un musicista e quanto gli dà voce? Una finestra per immortalare un passaggio in questo tempo o un punto fermo da mettere quando si cambia direzione (un po' come fanno gli alpinisti durante le cordate)?
“Fumo troppo per fare le cordate, anche se con gli alpinisti condivido molto la grappa. Un disco deve essere sempre una parte di te, non dovrebbe intrappolare nulla se ci si libera tramite il disco, molto volte non accade e quella è la tragedia, perché ti rimangono molte cose da dire, però se può fare un altro e cercare di dare il massimo. Il disco va fatto come ci si sente per non mancarsi di rispetto. E sì, credo debba essere l'urlo di chi lo scrive”.
- Quanta forza ci vuole oggi per mostrarsi ad un pubblico, proprio oggi che i grandi media danno degli stereotipi più o meno discutibili ma sicuramente molto molto forti e incisivi?
“Il fatto che siano forti e incisivi è opinabile, molto presenti nel pentolone mediatico sicuramente. Non per questo dobbiamo essere fermati o terrorizzati. Secondo me se si lavora molto sulla propria arte e si porta avanti un discorso con onestà verso se stessi e verso gli altri si può entrare in un'ottica di indipendenza da tutto e tutti e riuscire ad andare avanti facendo ciò che si ama nel proprio microcosmo e con un bel sorriso".
- Si ha tempo per fare tutto?
“Si ha tempo per fare tutto finché non finisce il tempo”.
- Il brano del disco che porterai sempre nel cuore …e perché?
“Non puoi scegliere tra i tuoi figli qual è che preferisci”.