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Demolire non sarà forse un crimine ma conservare sicuramente è un atto di grande civiltà

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In un momento in cui si parla di storia e di cultura della Città di Chieti (e di Abruzzo in generale) per rivendicarne un primato, nel contempo si autorizza la demolizione di un grazioso edificio che è annesso al complesso tutelato di villa Muzii-Valignani a Chieti Crocefisso e che contribuisce a creare quell'atmosfera  dannunziana che ancora si respira di questo luogo. D'altra parte si racconta che Gabriele d'Annunzio vi ci sia fermato sovente percorrendo questa vecchia strada tra Francavilla a Chieti. Non si vuole sostenere che questa casa sia un monumento artistico eccelso ma rappresenta uno dei pochi ancora conservati e che è oggetto di visita di cittadini e delegazioni straniere che vi leggono un passato forse migliore. Certamente la sua demolizione scompaginerà la triade casa padronale, casa del fattore e chiesetta di famiglia. Il problema è che un edificio moderno e diverso per stile e volume riempirà il vuoto in maniera certamente dissonante anche con lo spazio verde circostante che è il legante di tutto il complesso. La demolizione è imminente e dopo non si potrà più tornare indietro e sarà inutile recriminare, come è già successo tante altre volte in città. Il sindaco o la soprintendenza potrebbero intervenire a rimettere a posto le cose, sarebbe di buon auspicio anche per risolvere altri penosi problemi del nostro tesoro storico e forse domani una fonte di turismo.

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